martedì 30 giugno 2015

Breve conversazione con Théophile Gautier (21 giugno 2015)


A Franco Irawan Esposito-Soekardi editore,

mio grandissimo amico.



Breve conversazione con Théophile Gautier (21 giugno 2015)



Roma, lunedì 22 giugno 2015



Ho scoperto, con mia grande sorpresa, di avere molti amici: almeno a me così sembra che sia.

Flaubert, Gautier, Balzac; il grande Assiano, Amedeus, Stéphane, Marcel, Fernando! Tutti miei grandissimi amici, nati nel Settecento o nell’Ottocento, con cui parlo e rido di cuore.

L’altra sera, sabato, verso Mezzanotte, ho parlato con Théo.

Tra le altre cose, gli ho anche chiesto di d’Albert: volevo capire come e perché si arriva al grado di concupiscenza a cui io son giunto.

Ha riso di me, e affettuosamente e lentamente m’ha risposto: «sensus carnis vs. carnalis concupiscentiae».

Al ché gli dico, e gli domando subito: «Perché credi che la donna a cui io aspiravo era per carnalis concupiscentiae»?

«Ma va là.. non sai di cosa parli».

Rimango interdetto. Non so più cosa dire.

Al che lui mi fa: «Che cosa volevi di quella donna: l’anima? Che stupido che sei; Dedalus? è lui forse che t’ha insegnato questo?».

«Ma conosco anche Balzac!», rispondo rapido e leggermente alterato.

«Honoré? Non è poi così intelligente come molti ancora dicono. Inoltre, gli è rimasta addosso quella pinguedine che ancora lo rende ridicolo. Lo hai mai visto quando si atteggia a bohémien, con quel bastoncino tutto storto e quel cilindro in testa che sembra più un bidone da pattume che un cappello? E poi emana un odore repellente; e ciò spiega perché non abbia mai avuto alcuna relazione con donne giovani: solo donne, diciamo così, ‘mature’, che poi in fondo son quelle che lo avvicinavano solo per la fama che andava acquisendo: vedi il caso della contessa Évelyne, la Hańska, femmina polacca veramente brutta e anche un poco insolente e vanitosa; un po’ come la Marquise de Listomére da lui descritta.

«In ogni caso, anche se oggi nessuno vorrà riconoscerlo, era un ipocrita degno rappresentante della più bieca borghesia parigina, perché dopo il clamoroso successo che ebbi con la Maupin faceva di tutto per oscurarmi o mettermi in ombra; e senza che io me ne preoccupassi minimamente!

E questo è quanto mi dissero poi alcuni miei amici durante quei martedì a casa di Stéphane, che lui, Honoré, al contrario di me, da morto non volle mai frequentare.

Il mio caro Gerard[1] mi disse, infatti, che lo vedeva spesso alla redazione del “Chronique”, da lui da poco acquistato, mentre, con tono agitato, parlava a Jules e a Victor[2] di me. Voleva a tutti i costi ch’essi non pubblicassero alcun articolo su quanto in quel periodo avevo scritto[3].

Difatti, già prima, m’aveva costretto ad abbandonare il “Chronique” per “La Presse” per non avermi in redazione, nonostante avessi fatto di tutto per procurargli fama con i miei mirabolanti portraits su di lui.

Ma io non me ne preoccupavo: sapevo, infatti, ch’era sempre a caccia di soldi, che poi si faceva fregare come un demente, e se c’era qualcuno che potesse oscurarlo a livello editoriale quello, per lui, ero solo io; e questo mi bastava, perché la cosa mi faceva ridere.

Povero idiota!

Charles[4] stesso aveva una cattivissima opinione di lui. Prima di morire mi confessò, infatti, di aver strappato con disgusto l’Eugénie, perché più che un romanzo storico, e come tale all’epoca di sicuro impatto editoriale, gli sembrava la cronaca di come lui non fosse riuscito a far soldi.

Chiacchiere a parte, per la tua concupiscenza, t’auguro di superarla: succede a tutti. Parlane, piuttosto, con Stéphane: ne sa più di me. Al prossimo sabato».




[1] De Nerval, suo amico di collegio.
[2] Sandeau (Le « petit Jules », all’epoca disperato per la bellissima George Sand, che finì per essere ammesso à l'Académie française quando le « titan Honoré » non lo fu mai) e Hugo.
[3] ‘La morta innamorata’, già pubblicata sul “Chronique”. «Infatti, che la mia Maupin facesse arricchire Renduel e rendeva ‘famoso’ me, lo faceva impazzire d’invidia», così aggiunse Théo.
[4] Baudelaire.

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